IL FREEDOM OF SPEECH NEGLI SPAZI ABILITATI DALLE PIATTAFORME:
verso fine dell'autoregolamentazione?
Resumo
Il saggio riflette sulla crisi di sistema derivante dall’enorme potere acquisito dalle grandi piattaforme nel plasmare il dibattito pubblico. In particolare, si sofferma sulla capacità di cui dispongono questi “poteri privati” di incidere sullo spazio di esercizio della libertà di espressione dei propri utenti, spazio identificabile con tutte le transazioni informative che risultano lecite secondo il parametro costituito dalle norme (civili, penali, amministrative) dell’ordinamento generale, ma che è soggetto alla moderazione operata in base alle clausole di servizio (i cd. Terms of service). Nella misura in cui la fruizione di tali servizi (adesione al contratto, accettazione delle clausole, recesso dal contratto) non si configura (più) come momento di esercizio di una effettiva autonomia contrattuale dell’utente, in ragione dell’esorbitante asimmetria che caratterizza il rapporto con i titolari delle piattaforme, il modello sotteso entra in crisi. Il saggio evidenzia come le vie d’uscita proposte per superare questo assetto (ritenuto dai più oramai intollerabile) risultano tra loro molto differenziate, spesso del tutto contradditorie, e mostra come queste ambivalenze si possono rintracciare anche nei primi tentativi regolamentare il potere delle Big Tech, quale ad esempio il recente Digital Services Act, adottato in sede UE.
PAROLE-CHIAVE: libertà di espressione; piattaforme; poteri privati; termos of service; moderazione; disinformation.
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